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“L’ultimo pugno di terra” - Recensione della Società Umanitaria
- 15 Giugno 2016
- Società Umanitaria Cagliari
Pubblichiamo la recensione del film documentario de “L’ultimo pugno di terra” a cura della Società Umanitaria Cagliari, che verrà proiettato Venerdi 24 giugno 2016, alle ore 18,00 presso il Centro Servizi Culturali di Macomer. La proiezione del film sarà introdotta dal Prof. Manlio Brigaglia, accademico, scrittore , storico e giornalista; Prof. Gianfranco Bottazzi, professore ordinario dell'Università di Cagliari, autore di molti saggi e libri su importanti temi economici e sociali; Dott. Antonello Zanda, direttore della Società Umanitaria – Cineteca Sarda di Cagliari che ha svolto un ruolo determinate nel recupero e nel rilancio di un'opera storica sulla Sardegna degli anni sessanta.
Alle radici dell'isola. La città è un mondo a sé, dove ci si sente sempre un po' estranei.
"Cagliari non è la Sardegna, come la Sardegna non è Cagliari. Solo nei paesi dell'interno si possono cogliere gli elementi caratteristici della civiltà che i sardi hanno elaborato lentamente durante i secoli quasi da soli e che resiste ancora oggi ostinatamente alla spinta del progresso." Balli sardi e Mamuthones rappresentano una realtà che proviene da tempi lontani e legata a tempi ancestrali. Una realtà sociale che si osserva ancora nella famiglia, nel senso religioso (una religione quasi pagana, fortemente segnata dall'antico testamento) e nei rapporti tra individuo e società, una società interna – la stretta comunità – con le sue regole ben definite (dalla vendetta alla legittimità del furto, ma anche la solidarietà e il valore) e quella esterna con altre regole che appunto perché esterne, come le leggi dello stato, non sono vincolanti.
Nell'attesa del domani. La Sardegna si trova a vivere un momento di decadimento dove la civiltà dell'oggi non si è saputa affermare. La presenza di vecchio e nuovo è conflittuale e ancora non permette una crescita della società. In questo contesto per le giovani generazioni non rimane che l'emigrazione alla ricerca di un lavoro "in terra straniera". Si parte in gruppi, ma questa "transumanza moderna" viene vissuta con dolore e sofferenza e con la speranza di poter tornare quando le cose cambieranno.
Così la voce over introduce L'ultimo pugno di terra: "Dice una leggenda: create che furono le terre e i mari, Dio si trovò in mano un ultimo pugno di terra. Lo gettò in mezzo al Mediterraneo e vi calcò sopra il piede lasciandovi impressa la sua orma". Quella fu la Sardegna. E' una leggenda cara alla propaganda turistica. Una di quelle leggende moderne che oggi propongono l'isola come mitico approdo, come occasione di fantastici ritorni ai silenzi della preistoria. Ma se ci si accosta a quest'isola col desiderio di ricavare dall'osservazione della vita della sua gente un'immagine di verità, allora le leggende rimangono leggende e possono semmai colorarsi di un significato più semplice e più amaro".
Il film, l'opera più matura e completa di Fiorenzo Serra nasce con l'intento di superare, appunto, la leggenda e fotografare la Sardegna che intorno all'affermazione del Piano do Rinascita si trova a vivere da un punto di vista socio – economico la contrapposizione di due mondi: uno, dominante, che la colloca in condizioni "primitive" e "medioevali"; l'altro, della modernità, limitato a certe aree, che sembra nascere già malato e non riesce a sostituire positivamente quello dominante.
E' insomma un'opera intrisa di un forte pessimismo e del tutto priva di quella sorta di speranza presente in maniera diffusa - spesso semplicemente per via della funzione propagandistica dei singoli film - in pressochè tutta la sua produzione. Come sempre è molto precisa la descrizione visiva di quanto trattato con scene suggestive da un punto di vista estetico. Il film vince il Festival dei popoli di Firenze nel 1965.
* La Società Umanitaria Cineteca Sarda ha restaurato il fim/lungometraggio nella sua versione originale del 1965